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Siti brutti: la nuova tendenza brutalista del web

Autore
Matteo Pugi

Ad oggi, quando visitiamo un sito web, ci troviamo davanti a layout multifunzionali, da super lavorazioni tecnologiche e con design ordinati. E dove L’UX fa da padrona. Siti scorrevoli, palette di colore studiate e ben armonizzate tra i contenuti, informazioni chiare, pagine snelle. Il minimalismo diventa quasi la regola: linee pulite, spazi bianchi e dinamicità tra colori e font. La semplicità unita ad elementi flat, dal netto contrasto cromatico che suggeriscono i diversi accessi alle pagine.

Tutti questi elementi, attuali oseremmo dire, si contrappongono a quello che è definito il Neobrutalismo dell’architettura web.

La rinascita dal cemento a vista

Il Neobrutalismo è un movimento architettonico del XX secolo in cui vengono rifiutati i canoni estetici ed armonici a favore di una struttura funzionale. Nato nel secondo dopoguerra, si pone in contrasto con tutto ciò che era stato concepito fino agli anni 30. Costruzioni mastodontiche di materiali grezzi, come il cemento a vista, erano considerati come elementi di una nuova epoca, il nuovo senso di unità delle comunità che sentivano l’esigenza di rinascere.

La nuova forma d’arte digitale

Perché qualcuno ha avuto l necessità di estremizzare il minimalismo? Perché qualcuno rifiuta l’estatica del web design? Questo non lo sappiamo, ma di certo il brutalismo digitale è una forma d’arte e in quanto tale è sicuramente opinabile e, diciamola tutta, incomprensibile. Eppure piace.
I neofiti del brutalismo creano layout non elaborati, dominati da un caos voluto, a volte forzato. Il web deve riflettere la realtà, essere equo. Puntando sulla funzionalità a discapito della forma. Un ritorno al web rudimentale degli anni ’90, insomma.

Gli oggetti e gli elementi si presentano disordinati, non allineati. Vengono abolite griglie, box, ricerche stilistiche. La scelta dell’anima brutalista vuole font unici e caotici, assenza di spazi, di equilibri e armonie. Sfondi monocromatici, preferenza di bianco o nero, elementi piatti. E ancora: link evidenziati dalla sottolineatura, mancanza d’aria tra testi, immagini non ridimensionate, struttura scritta a mano in HTML.
E neanche a dirlo, vietata la parola UX!

E se il neobrutalismo fosse contro gli stereotipi?

Il rifiuto dei canoni estetici è chiaro. Rapportato alla società lo potremmo definire come il ritorno alla semplicità, alla naturalezza, alle imperfezioni di ogni essere umano. Alle foto ritoccate, alle pose studiate, ai profili ridisegnati. Insomma, sembra che il neobrutalismo vada di pari passo con la volontà di abbattere gli stereotipi di bellezza che la società (ed il web) fino ad ora ci ha imposto. Se così fosse, beh non male allora!