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Cosa c’è dietro lo Storytelling?

Le pubblicità inventano tante storie ma solo alcune le sanno davvero raccontare
Autore
Urania Frattaroli

Il racconto è alla base di ogni narrazione. Le storie, ci coinvolgono emotivamente e ci accompagnano in un viaggio tutto in divenire. Soprattutto nel mondo della comunicazione.

Sì, perché oggi i brand e quasi ogni tipo di prodotto racconta, o pretende spesso di farlo, una storia, appellandosi allo inflazionato storytelling. In realtà nella pubblicità questo è uno strumento davvero potente che riesce a catturare l’attenzione e a veicolare un concetto diverso rispetto ai messaggi promozionali tradizionali.

Storytelling, cosa c'è dietro? Agency of digital people

Perché nasce lo storytelling?

Lo storytelling in pubblicità nasce da una precisa esigenza. Finita l’epoca dei vantaggi tangibili del prodotto rispetto ai competitor ed esaurite ormai le idee per produrre mirabolanti contenuti sempre incentrati sul prodotto, i brand fanno un passo avanti. Nel senso che sono proprio loro a spostarsi in avanti rispetto al prodotto, mettendo in mostra azienda, lavoratori, valori e ideali.

Già, perché il consumatore medio non si accontenta più, il consumatore si accorge che forse Ava non lava come avrebbe dovuto lavare, che tra mille prodotti uno più pulente dell’altro questo pianeta sarebbe dovuto essere effettivamente più limpido e profumato. Il consumatore sente il bisogno di dare una nuova fiducia, di trovare dei valori condivisi, di sentirsi rappresentato come identità.

Ed ecco che le emozioni diventano le protagoniste dei messaggi pubblicitari. E le emozioni non si possono mostrare, si devono vivere, devono essere riprodotte. Lo storytelling nelle pubblicità è pregno di emozioni, le stesse che ognuno di noi, chi più o chi meno, prova nella vita reale ed in cui ha bisogno di ritrovarsi come rappresentazione di sé stesso.

L’attenzione si sposta dal prodotto all’emozione: il racconto del brand è la narrazione dei suoi valori, della sensibilità verso il consumatore e soprattutto verso quelle emozioni e quelle difficoltà umane in cui il brand si fa portavoce diventando, a volte, esso stesso il testimonial.

Chi ricorda lo spot Apple 1984 diventato ormai leggenda? Il colosso non era ancora famoso in una società dominata da IBM. Quello che il brand voleva raccontare era un viaggio innovativo in cui una persona comune rompe quegli schemi preconfezionati in cui tutti si sentono ingabbiati, in favore di un nuovo punto di vista, un nuovo modo di comunicare e di vivere la società. Non vediamo il prodotto ma attraverso un racconto avvincente e a tratti distopico ciò che emerge è una nuova idea, un nuovo valore, un nuovo ideale: è ciò che Apple (ancora oggi) rappresenta.

Sì, ma in pratica?

Oggi in particolare è frequente imbattersi in brand che per raccontarsi in chiave moderna hanno abbracciato “battaglie” a favore dell’ambiente, dell’inclusività, delle parti marginali della società, mostrandosi sensibili e dalla parte di quei “cluster” meno ascoltati.

Uno dei maggiori esempi ci è dato da P&G che ci ha emozionato con le sue pubblicità, in particolare quella presentata in  occasione delle Olimpiadi di Londra del 2012. Il focus è sui sacrifici delle famiglie a favore dei sogni sportivi dei figli. Soprattutto quelli delle mamme a cui sono dedicate le emozioni più tenere e che fanno breccia nei nostri cuori. Il brand, nel suo grande racconto, fa solo capolino dichiarando il proprio supporto nella normale quotidianità. Non più eroi ma persone comuni, come ognuno di noi.

Basta vedere lo spot, le emozioni raccontano più di mille parole.

 

Un altro esempio ci è dato dal brand Dove che da anni si schiera a favore della bellezza autentica, intesa come quella propria di ogni diversa persona e che si allontana dal malato stereotipo patinato della perfezione.

Come anche lo spot dedicato alle donne nella fase post-partum: sofferenza mentale, dolore per un corpo irriconoscibile, umore sottotono, stanchezza e senso di inadeguatezza. Un racconto reale che mostra emozioni condivise in un momento così delicato.

In ogni sua pubblicità, lo storytelling indaga nelle vite e porta alla luce emozioni sociali vere e molto spesso negative. Non una volta compaiono i suoi prodotti. Nessuna crema, nessun sapone, nessun sentore.

Storytelling: obiettivo emozioni condivise

L’obiettivo dello storytelling, dunque, è quello di catturare l’attenzione e soprattutto l’adesione dei consumatori verso valori ed emozioni condivise in cui possano riconoscersi e a cui affidarsi. Un equilibrio sottile in cui i brand non possono permettersi passi falsi o errori grossolani: deludere le aspettative del pubblico che gli ha concesso i propri sentimenti significherebbe subire un completo abbandono non soltanto in termini di acquisto ma soprattutto di reputazione. Ed oggi, la reputazione viene prima di tutto.

Non basterebbe un semplice articolo blog di marketing e comunicazione per raccontare, per l’appunto, ogni dettaglio dello storytelling, Ma se avete voglia di approfondire l’argomento e farvi affascinare da altri segreti che possano essere utili per la vostra azienda, beh, basta chiedere… anche noi potremmo farvi emozionare!

 

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